Carlì

Continua il viaggio della storia dell’ARM: un personaggio che non ha bisogno di presentazioni raccontato dai 3 presidenti che si sono susseguiti in questi anni.


Non lo conoscevo molto bene prima della nascita della società. La città è piccola, di vista certo ci conoscevamo, ma chi ci fosse veramente dietro quel sigaro che fumava al lato del campo di villa potenza era per me ancora difficile da comprendere e quanto sarebbe stato importante per tutto quello che sarebbe accaduto dopo.

La prima volta che varcò la porta del campo, alla fine della prima settimana di allenamento aveva una bottiglia in mano… whisky. Da quel momento in poi sono stati chilometri condivisi fianco a fianco nella sua auto, di solito, su e giù per tutto il centro Italia Marche, Abruzzo, Umbria Emilia… per seguire la squadra.

Anche se mai ce lo siamo detti, ci accomunava l’idea che in quel momento fosse importante soprattutto la presenza: esserci al fine di creare le condizioni necessarie perché questo nuovo progetto potesse realizzarsi. Con umiltà, con la convinzione che tutto era talmente bello e incredibile che sarebbe potuto svanire in un momento.

Ed è proprio questo che voglio raccontare di Claudio: la sua presenza.

Infinite sarebbero le storie da raccontare. Se non ci fosse stato non avremmo giocato a Collevario… non ci sarebbero stati terzi tempi, cene alla bocciofila dell’ helvia recina… e tanto altro. Ma non è la singola occasione che può descrivere quanto sia stato importante per la società e per me.

Quando la paura di non sopportare il peso di essere presidente o la stanchezza si facevano sentire e mi portavano magari lontano dalla squadra, lui era lì al lato del campo, sigaro in bocca, pronto a rassicurare tutti e me soprattutto che in un modo o nell’altro avremmo fatto, ci saremmo riusciti non importa come nè a fare cosa.

– Luca Verdolini


Fortuna che c’è Carlì, fortuna che c’è Carlì!!!” si potrebbe sentire urlare da un gruppo di giocatori rimasti per ultimi al terzo tempo… lui lì, col sigaro tra le labbra… un sorriso appena accennato. Dopo tanti anni di servizio incondizionato e tante questioni risolte gli chiesi perché faceva tutte queste cose… ”Perché me gusta.” Semplice, chiaro, cristallino.

Per quanto mi riguarda sono tantissimi gli episodi che potrei raccontare, ne regalo due: quando con la prima Under 15 nel 2010 segnammo una meravigliosa meta a Jesi, loro anni luce avanti a noi, ma quella meta era l’inizio di qualcosa di grande… mi giro e lo vedo, in una mano la bandierina, nell’altra il sigaro spento ed una lacrima che scende dalla guancia.

Il secondo è la trasferta a Civitavecchia nel 2014, primo spareggio per salire in Serie B, quando i primi frutti delle giovanili si trovarono in campo con “la vecchia guardia”; trasferta in pullman di primissima mattina, pranzo al sacco prepartita, Carlini si allontana da solo… ”Dove vai Carlì?” – ”… la birra per il ritorno non basta”. Perdemmo. Conta poco, a Claudio vedere i ragazzi insieme ai senatori ha fatto venire la pelle d’oca. Come a tutti coloro che ci avevano lavorato insieme.

Una presenza silenziosa, discreta, mentre tutto il mondo si muove freneticamente sullo sfondo c’è lui, calmo, solenne, il sigaro tra le labbra.
Non ricordo di averlo mai visto arrabbiato, anche quando di motivi ce n’erano a sufficienza.

Non ha mai giocato ma se essere rugbysta significa avanzare, sostenere e continuare a farlo, lui lo fa sempre nel Gioco serio, quello fuori del Campo…fortuna che c’è Carlì.

– Matteo “Guerra” Medori


Quello che ci accomuna non è solo il rugby, ma anche le passioni calcistiche dalla Rata alla FC Internazionale, siamo quindi abituati al sacrificio e al piacere che si prova quando si raggiunge un risultato.

Molto è stato già detto del “MITE” e forse in pochi sanno che ha provato prima con il Golf ma al campo di Villa Potenza ci sono troppe buche, poi con il Cricket, ma anche qui la concorrenza dei Pakistani nel vicino Centro Fiere non è stata di aiuto.

Conosco Claudio da tanti anni l’ho sempre definito la mia spalla destra e sinistra, perché ogni volta che ho bisogno di una mano, lui c’era e c’è. Possiamo parlare delle trasferte, delle lavanderie, dei terzi tempi, di chi mi ha insegnato a gustare il buon whisky, di chi traccia le linee senza spago, di Mina e Romina, di chi tinteggia gli spogliatoi di quando siamo andati insieme alla Tarvisium, Presidente dei Lions, alle trasferte con la OLD, alla cravatta con le salsiccie e tanti tanti ricordi, ma lui è ancora lì a raccogliere i palloni oggi quando escono dal campo.

Lui e il suo sigaro.

Il custode dell’ #ARMstyle, perchè il suo modo di vivere e di fare le cose, con semplicità e tanta passione, non è solo rugby.

– Rolando Mozzoni